Data: 25/10/2013
 

Come polli in una pessima fattoria #FreeTheArctic30

C'è preoccupazione per le condizioni di detenzione dei 30 attivisti di Greenpeace rinchiusi dal 19 settembre scorso nel carcere russo di Murmansk. Ed il rischio è che sulla loro vicenda "si spenga la luce" 

Come polli in una pessima fattoria #FreeTheArctic30

E' il 19 settembre 2013, all'incirca alle ore 16.30 italiane, quando Greenpeace dà notizia dell'abbordaggio dell'Artic Sunrise che si trovava nelle acque internazionali del Mare della Pecora da parte della Guardia Costiera Russa. A bordo dell'Artic, battente bandiera olandese, alcuni attivisti di diverse nazionalità impegnati nella campagna di Greenpeace "Save The Artic", con il dichiarato obiettivo di "creare un Santuario globale al Polo Nord, e vietare le perforazioni petrolifere e la pesca industriale distruttiva".

Dal momento della diffusione della notizia, in tutto il mondo si è assistito a manifestazioni di solidarietà, sia in piazza - in numerose città italiane e non solo - che in rete, ad iniziare da Twitter con gli hashtag #FreeTheArtic30 e #colpevoledipacifismo. Ma soprattutto significativo il milione e mezzo di persone che hanno aderito all'appello lanciato sul web da Greenpeace, firmando la lettera per chiedere l'immediata liberazione degli attivisti.

Tra gli attivisti fermati anche un italiano, Cristian D'Alessandro, trentunenne di origine napoletana. Il reato imputato ai 30 attivisti è stato in un primo momento pirateria, reato per il quale secondo l'articolo 227 del codice penale della Federazione Russa si rischia fino a 15 anni di reclusione, per aver tentato di attaccare una petroliera della Gazprom, colosso energetico russo e maggior estrattore di gas naturale al mondo.

L'accusa, apparsa subito assurda, è stata modificata soltanto nella serata di mercoledì 23 ottobre, quando il Comitato Investigativo della Federazione Russa ha annunciato che ora i 30 attivisti sono accusati di teppismo (khuliganstvo), reato previsto dall'articolo 213 che recita:

1. Il teppismo, cioe' l'incivile violazione dell'ordine pubblico che manifesta un evidente disprezzo nei confronti della societa', praticato: a) con l'impiego di armi o di oggetti usati come armi; b) per motivi di odio o di avversione politica, ideologica, razziale, nazionalistica o religiosa oppure per motivi di odio o di avversione nei confronti di un determinato gruppo sociale, e' punito con una multa da trecentomila a cinquecentomila rubli o pari allo stipendio - o ad altro reddito - del condannato relativo a un periodo da due a tre anni, oppure con i lavori obbligati per un periodo fino a quattrocentottanta ore, oppure con i lavori correzionali per un periodo da un anno a due anni, oppure con i lavori forzati per un periodo fino a cinque anni, oppure con la reclusione per il medesimo periodo.

2. Lo stesso atto, compiuto da un gruppo di persone in base a un accordo preventivo, oppure da un gruppo organizzato, oppure accompagnato da resistenza nei confronti di un rappresentante dell'autorità o di altra persona che svolga funzioni relative alla tutela dell'ordine pubblico o che si occupi della repressione delle violazioni dell'ordine pubblico, e' punito con una multa da cinquecentomila a un milione di rubli o pari allo stipendio - o ad altro reddito - del condannato relativo a un periodo da tre a quattro anni, oppure con i lavori forzati per un periodo fino a cinque anni, oppure con la reclusione fino a sette anni. (fonte: Corrado Damiano - Diritto Russo

Ad oggi sono passati 38 giorni da quel 19 settembre e, nonostante i vari appelli, i 30 attivisti si trovano ancora in carcere e salvo sviluppi nei prossimi giorni dovrebbero rimanervi fino al 24 novembre. In attesa che qualcosa si muova, di seguito una breve ricostruzione dei fatti di questi 38 giorni:

20 settembre: viene rivelato il nome dell'unico italiano tra i 30 arrestati.

25 settembre: parla il presidente russo Vladimir Putin che dichiara: "Ovviamente gli attivisti di Greenpeace che hanno abbordato la piattaforma petrolifera nel Mar di Pechora non sono dei pirati, hanno però tentato di occupare la piattaforma e così hanno violato le leggi internazionali''.

27 settembre: parla il padre di Cristian denunciando varie stranezze nelle procedure russe.

02 ottobre: confermate per i 30 attivisti le accuse di pirateria.

05 ottobre: Giornata mondiale della solidarietà "Free The Artic 30".

15 ottobre: il tribunale regionale di Murmansk respinge il ricorso per la liberazione di Cristian che dovrà quindi restare in carcere.

17 ottobre: 11 premi nobel per la pace scrivono a Putin una lettera per invitarlo a fare il possible per la liberazione degli attivisti, ricevendo però una risposta negativa.

19 ottobre: ad un mese dall'arresto, a Napoli si tiene un presidio notturno alla presenza dei genitori di Cristian, che chiedono di poter incontrare il ministro Bonino.

21 ottobre: la madre di Cristian D'Alessandro scrive una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

23 ottobre: la Russia annuncia boicottaggio udienze davanti al Tribunale Internazionale del diritto del mare per il dissequestro dell'Artic Sunrise. In serata la stessa Russia ritira l'accusa di pirateria: la nuova accusa è di teppismo. 

25 ottobre: la prigionia in Russia dei 30 attivisti di Greenpeace è sempre più dura. In questi giorni il rischio vero è che "si spenga la luce" sulla loro vicenda. Da qui l'ultimo appello lanciato dal presidente di Greenpeace Italia, Ivan Novelli: "Il premier Enrico Letta alzi il tiro e faccia un passo diretto, come già ha fatto la cancelliera tedesca Angela Merkel, chiamando il presidente Putin". L'appello è arrivato da una conferenza stampa che ha visto la partecipazione anche dei genitori di Cristian, Raffaella Ruggiero e Aristide D'Alessandro. 

Le condizioni dei 30 attivisti sono "come quelle di polli in una pessima fattoria", ha ribadito la madre di Cristian D'Alessandro, citando le parole del legale che cura i loro interessi in Russia e ammettendo, con la voce rotta dalla commozione, come l'iniziale tempra mostrata da suo figlio stia traballando, dopo 37 giorni di detenzione in condizioni di sofferenza. "Condizioni così dure come quelle del carcere di Murmansk possono piegare chiunque, ha già perso molti chili e temo per la sua salute", ha spiegato la signora Raffaella alle cui parole hanno fatto eco quelle del marito, preoccupato per le condizioni meteo di una città posta all'interno del Circolo Polare Artico, ha poi raccontato che ogni attivista possiede una scheda telefonica, ma perché possa rispondere è necessario che la chiamata venga autorizzata dalle autorità. I genitori sono stati ricevuti al Quirinale dal consigliere diplomatico del presidente Napolitano, Antonio Zanardi Landi. "Ci hanno assicurato che stanno facendo tutto il possibile ma sulle loro attività vige il riserbo", ha spiegato Aristide D'Alessandro sottolineando come l'obiettivo legale "minimo" sia ora ottenere la libertà su cauzione di Cristian prima del 24 novembre, termine ultimo della carcerazione preventiva, salvo eventuali proroghe.

Tutto ciò, all'indomani della derubricazione dell'accusa da pirateria a vandalismo, imputazione che comporta una pena massima di 7 anni (contro i 15 della precedente) e che per Novelli è comunque "senza fondamento e diffamante per la nostra immagine" di organizzazione che opera pacificamente.??Esprimendo "un ringraziamento non formale" al ministro degli Esteri Emma Bonino e al suo staff diplomatico, Novelli si è detto confortato - nonostante il boicottaggio di Mosca - dal fatto che l'Olanda abbia adito al Tribunale internazionale per il diritto marittimo e ha rimarcato come il 26 novembre ci sarà un vertice Ue-Russia: "Ci auguriamo che per allora il problema sia risolto". Al 26 ottobre Greenpeace può contare sull'adesione di 67 parlamentari italiani - tra i quali i vicepresidenti di Camera e Senato Roberto Giachetti e Valeria Fedeli e il presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, Ermete Realacci - alla campagna #FreeTheArctic30

Eleonora Battaglia - Roma

- Greenpeace Italia: la campagna #FreeTheArctic30

- Il video: l'appello "aiutaci a liberarli" #FreeTheArctic30 di Greenpeace Italia

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