Data: 09/11/2012
 

Giusi Nicolini sindaca "scomoda" di Lampedusa e Linosa

Quando era bambina Lampedusa «assomigliava all’isola di Arturo».Vicoli deserti, mare nel quale sembra di volare, pomeriggi nel piccolo cinema della parrocchia. E proprio come accadeva nel romanzo, nel centro della scena assolata c’era un padre che fortunatamente non l’ha mai delusa

Giusi Nicolini sindaca "scomoda" di Lampedusa e Linosa

"Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile... Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l'idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l'inizio di una nuova vita... se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza". Si legge nella lettera appello che Giusi Nicolini ha scritto dopo l'ultimo tragico naufragio, quello di sabato 3 novembre, al largo delle coste libiche. Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola? Domanda provocatoriamente all'Europa. Nicolini ha conquistato i lampedusani (con il voto di donne e giovani) dopo oltre quindici anni alla direzione della riserva naturale che comprende la baia dell’isola dei Conigli, forse la spiaggia più bella d’Italia. Per capire chi è la sindaca "scomoda" di Lampedusa e quali sono le sue battaglie vi proponiamo questa intervista-ritratto firmata da Laura Eduati per il settimanale GliAltri

Quando era bambina Lampedusa «assomigliava all’isola di Arturo»
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Vicoli deserti, mare nel quale sembra di volare, pomeriggi nel piccolo cinema della parrocchia. E proprio come accadeva nel romanzo, nel centro della scena assolata c’era un padre che fortunatamente non l’ha mai delusa. Faceva il politico di opposizione e le consigliava di fuggire lontano «perché pensava che la mia passione ambientalista non sarebbe stata immediatamente compresa dagli isolani». E così Giusi Nicolini per anni è vissuta altrove, prima per studiare giurisprudenza e poi per lavorare. Nel frattempo il turismo di massa scopriva la stupefacente spiaggia dei Conigli, le tartarughe Caretta caretta che qui schiudono le uova, e infine arrivavano i barconi, migliaia e migliaia, e Lampedusa è diventata la Guantanamo del Mediterraneo. Nonostante le paure dei lampedusani, che vivono specialmente di turismo e pesca, i vacanzieri non si sono fermati ma il territorio è andatodistrutto dall’abusivismo edilizio. Discariche a cielo aperto, sporcizia, incuranza dell’ambiente: colpa non attribuibile ai migranti. A tutto questo Nicolini, 51 anni, sindaco dallo scorso marzo, vuole mettere fine con l’obiettivo di sottrarre Lampedusa ai giochi politici nazionali che finora hanno speculato su una emergenza «che non è mai esistita». 

Bene. Al lavoro, dunque.
Magari potessi cominciare come vorrei! 

Perché? Ho letto che sta già trattando con la Regione Sicilia per ottenere una tratta aerea a costi sociali, ha chiesto che i soldi promessi da Berlusconi lo scorso anno - nella famosa trasferta a Lampedusa durante l’arrivo di migliaia di ragazzi tunisini - vengano spesi non per costruire un casinò o campi da golf ma per mettere in regola il servizio idrico, gli impianti di depurazione e lo smantellamento delle discariche…
Tutto vero. Berlusconi stanziò 26 milioni di euro come risarcimento all’isola e noi vogliamo utilizzare quel denaro per la tutela ambientale, a cominciare dal ciclo dell’acqua. 

Piccola parentesi. Pochi sanno che l’acqua arriva a Lampedusa tramite enormi cisterne, viene immessa nelle tubature ma risulta imbevibile e dunque i lampedusani bevono acqua in bottiglia. Plastica che poi non viene riciclata.
Una situazione medievale. La Regione paga milioni di euro per garantirci l’acqua, io vorrei cambiare il sistema e costruire dei dissalatori che possano dare all’isola tutta o quasi tutta l’acqua necessaria. Oggi siamo in grado di produrne soltanto l’8,2% e viviamo nel terrore che le cisterne, per il cattivo tempo prolungato o per qualsiasi altra disgrazia, non possano approdare nel nostro porto. I dissalatori farebbero peraltro risparmiare moltissimo. Ho vinto la campagna elettorale promettendo ai miei concittadini di cambiare registro, di valorizzare le risorse ambientali e paesaggistiche, perché soltanto questo può attirare ancora turismo di qualità. Era inutile lamentarsi dell’arrivo dei migranti temendo un calo delle presenze quando chiunque può vedere che Lampedusa è cresciuta senza regole, con edifici fatiscenti e poco rispettosi del paesaggio. 

Esistono degli impedimenti?
Il mio predecessore De Rubeis non soltanto ha assunto a tempo indeterminato diciotto persone del suo staff, ma negli anni ha creato un sistema perverso di malaffare, malversazioni, appalti poco chiari al punto che la Regione nel 2009 ha nominato un commissario provveditore che sciogliesse i nodi amministrativi antigiuridici voluti dall’ex sindaco. Quel commissario ora dovrebbe togliersi dall’incarico per permettermi di amministrare, e comunque la situazione che ho trovato al mio insediamento è gravissima. Purtroppo la logica dell’emergenza immigrazione ha permesso di compiere atti illeciti. Guardiamo al cimitero dei barconi, per esempio. 

Ecco. Fotografato dai maggiori reporter internazionali, è forse il simbolo dello sfacelo lampedusano.
L’emergenza ha consentito che si calpestassero le leggi in maniera inenarrabile. Le amministrazioni precedenti hanno permesso che venissero organizzati appalti incontrollati per lo smaltimento dei barconi. Ditte di dubbia onestà che, nel nome dell’emergenza, hanno ottenuto un incarico senza poi svolgerlo adeguatamente. Così succedeva che nella notte, periodicamente, il deposito dei barconi andasse a fuoco così il problema era risolto. La prossima settimana inizieranno i lavori per il trasferimento dei natanti accatastati, dopodiché riserverò un’area dove metteremo quelli in arrivo, che a loro volta verranno smantellati e portati fuori dell’isola.  

Le notizie parlano di una ennesima estate di sbarchi. Lampedusa è pronta?
Da quando sono stata eletta sindaco sono arrivate un centinaio di persone a bordo di quattro diversi barconi. Ne aspettiamo naturalmente altri, a quanto pare molti sono pronti a partire dalla Libia. Il centro di prima accoglienza, distrutto da un incendio nei mesi scorsi durante una rivolta dei prigionieri, è stato in parte ricostruito e può ospitare dalle 250 alle 400 persone. I ministri Riccardi e Cancellieri hanno deciso di ripristinare la natura giuridica, facendone un centro di accoglienza e non di identificazione ed espulsione come aveva voluto Maroni nel 2010. Così deve essere: chi arriva a Lampedusa ha il diritto di essere soccorso e rifocillato, ma soltanto per 96 ore come dice la legge. Poi deve andarsene, sia per evitare che la struttura arrivi a stipare migliaia di persone in spazi esigui, sia perché l’isola non deve più rivivere quello che è accaduto l’anno scorso quando sono arrivate soltanto 16mila persone in più rispetto al picco del 2008 (34mila arrivi), che hanno messo in crisi un Paese di sessanta milioni di abitanti. Crisi voluta naturalmente dal leghista Maroni, che aveva smantellato il pur precario sistema di accoglienza italiano. 

Potrebbe accadere che, ancora una volta, il Viminale registri il tutto esaurito nei centri per stranieri della Penisola e dica: cara Nicolini, non sappiamo dove mettere tutti questi migranti, se li tenga lei qualche settimana.
Per evitarlo basterebbe accorciare i tempi di permanenza nei Cie, che oggi è di un anno e mezzo, e abolire il reato di clandestinità. Peraltro la maggioranza delle persone che sbarcano sull’isola sono richiedenti asilo, non devono essere trattati come semplici migranti economici. Per parte mia, ho già chiarito che da Lampedusa non partirà alcun rimpatrio coatto. 


La cosiddetta emergenza sull’immigrazione è diventata una opportunità di lavoro per molti lampedusani?
Se pensiamo alle persone che lavorano al centro di accoglienza, sì. Non ci vedo niente di male. Però voglio lavorare per una Lampedusa che, oltre ad accogliere migranti, deve cambiare modello di sviluppo. Penso all’installazione del fotovoltaico, alle energie alternative, alla conservazione del patrimonio paesaggistico, della fauna marina, ad una specializzazione dei nostri ragazzi in campo alberghiero. Oggi l’unica scuola superiore è il liceo scientifico. Vorrei aprire una sezione distaccata di una scuola professionale che possa aiutare i giovani lampedusani a rimanere qui, non per sfruttare l’isola come è stato fatto finora creando una frattura violenta tra paesaggio e edilizia senza regole, ma nella tutela dell’ambiente. So che i turisti apprezzeranno il nostro sforzo.  

Il fatto è che Lampedusa, nonostante tutto, è meravigliosa. E' tornata per la sua bellezza o perché è la sua terra?
Ho voluto smentire in qualche modo mio padre. So che mi avrebbe voluto lontana non tanto perché non credesse nei miei ideali, quanto perché sapeva che avrei faticato moltissimo. Però ho seguito la mia passione, nel 1996 sono diventata presidente della riserva naturale dell’isola e oggi sono molto soddisfatta di quello che siamo riusciti a preservare. 

Perché si è candidata con una lista civica e non con un partito?
Le uniche due tessere nel mio portafoglio sono quelle di Legambiente, l’associazione che maggiormente mi rappresenta, e Amnesty International. Potrei aggiungere Greenpeace. E basta. 

Preferisce essere chiamata “sindaco” o “sindaca”?
Mi piacciono entrambi i termini. E poi dipende da chi li pronuncia e con quale spirito. Quando mi dicono “sindaca” ho un sussulto di orgoglio perché il vocabolo viene finalmente declinato al femminile. Ma va bene anche “sindaco”, perché sottolinea una parità assoluta. 

Come sindaco, o sindaca, comprende che ha limitati poteri nella gestione dell’immigrazione.
E' vero. In questa piccola terra in mezzo al mare, però, da quindici anni vediamo passare migliaia e migliaia di persone in cerca di una vita migliore. Abbiamo assistito ai respingimenti, all’apertura del centro di accoglienza, ai naufragi, abbiamo insomma una esperienza fortissima guadagnata sul campo. Siamo anche stati usati per orribili campagne politiche nazionali ed europee. Credo che Lampedusa sia il posto migliore dove discutere di queste tematiche, e presto creeremo una rete con altri Paesi e isole del Mediterraneo per non disperdere questa conoscenza. 

L’ultima domanda vuole soddisfare una curiosità collettiva: Berlusconi ha comperato davvero la villa a Lampedusa?
Sì. 

Davvero?
Credo l’abbia acquistata perché altrimenti avrebbe fatto una cattiva figura. Nel marzo 2011, quando venne a fare il comizio, l’aveva soltanto vista sul web. Poi tergiversava. Infine si deve essere deciso perché a giugno firmò il compromesso e poi saldò nonostante non fosse totalmente convinto. Vedendola dal vivo gli era parsa meno bella, forse. Il pensiero che il Cavaliere possa soggiornare sull’isola, se vuole saperlo, mi lascia del tutto indifferente. 

Laura Eduati - Roma         

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