Data: 23/11/2012
 

Doha, la lobby dei fossili sulla conferenza Onu

Movimenti sociali di mezzo mondo, reti della società civile e dell'economia solidale stanno dimostrando come la rivoluzione ecologica sia già una realtà. Fairwatch: "Basta tatticismi. Kyoto sta scadendo e le catastrofi si moltplicano" 

Doha, la lobby dei fossili sulla conferenza Onu

Con oltre 17mila persone provenienti da 194 paesi, nell’ambito della Climate Change Conference 2012 in programma a Doha (Qatar) fino al prossimo 7 dicembre, prende il via la diciottesima Conferenza delle Parti (Cop 18) della United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc) e l’ottava sessione della Conferenza della Parti del Protocollo di Kyoto ( Cmp8).
Poche le speranze di andare oltre Durban 2011, il summit sul clima dello scorso anno che si era concluso con un nulla di fatto: poche e inconsistenti promesse per la tutela della salute del pianeta. 

Nonostante il primo periodo del Protocollo di Kyoto sia in scadenza e nonostante gli impegni presi nelle ultime Conferenze delle Parti per contrastare l'aumento delle emissioni e per sostenere l'adattamento delle comunità umane ad un clima impazzito, i passi in avanti fatti dai Governi membri delle Nazioni Unite sono ancora ben lontani da quello che la comunità scientifica chiede da tempo: per mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C, considerati dalla comunità internazionale un limite da non superare, il picco massimo delle emissioni si dovrebbe raggiungere nel 2015, anno a cui dovrebbe seguire una rapida diminuzione. Ma sebbene la crisi economica, la diminuzione dei consumi e la rivoluzione delle rinnovabili stiano contribuendo a contenere le emissioni, queste a livello globale continuano pericolosamente a salire.  

"Gli eventi estremi e le catastrofi cui stiamo assistendo - spiega Alberto Zoratti, dell'organizzazione dell'economia solidale Fairwatch presenta a Doha - hanno dimostrato come il tempo stia scadendo. Dal super tornado Sandy negli Stati Uniti alle eccezionali piogge monsoniche nelle Filippine, per arrivare alle alluvioni in Toscana quest'anno ed in Liguria nel 2011, gli effetti della febbre del pianeta stanno creando danni e vittime in tutto il mondo".  Per contrastare efficacemente questo disastro è necessaria: "Una presa di responsabilità dei Governi, sia dal lato dei finanziamenti dando gambe al Green Fund che fino ad oggi stenta a partire in modo efficace, sia attraverso una reale sostenibilità nella politica energetica ed economica -  continua Zoratti - a cominciare dall'Unione Europea, che dovrebbe alzare i propri obiettivi di riduzione ben oltre il 20% entro il 2020, per raggiungere come chiesto a più voci almeno il 30%, per arrivare al nostro Governo, che dalla proposta di Strategia Energetica Nazionale dimostra come abbia intenzione di continuare a sostenere lo sviluppo di un'economia fossile, basata sul gas e sulle trivellazioni petrolifere, lasciando libertà di azione a colossi come Enel o Eni".  

In assenza di un reale protagonismo della politica, troppo legata agli interessi delle grandi lobby fossili, è la società civile che sta facendo la differenza. "I movimenti sociali di mezzo mondo, le reti della società civile e dell'economia solidale stanno dimostrando come la rivoluzione ecologica sia già una realtà - conclude Zoratti - dalle comunità che sostengono l'agricoltura locale e sostenibile per arrivare alle transition town, fino alle proposte alternative di fornitura energetica come ha dimostrato l'esperienza di Co-energia , associazione legata alle reti dell'economia solidale italiana, che permette di poter abbandonare un colosso energetico come Enel per alternative più sostenibili e low-carbon. Cambiamento dello stile di vita assieme alla mobilitazione sociale: solo così, in modo efficace, è possibile dare una spinta decisiva ad una transizione ecologica sempre più ineludibile".   

Monica Di Sisto - Roma

 

Info: per aggiornamenti da e su Doha/COP18 di Alberto Zoratti

 

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